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pERCHè è iLLEGALE?
il 1900 tra proibizionismo e legalizzazione

Nonostante nel corso dei secoli si siano viste molti tentativi di restrizione riguardanti usi e importazioni della cannabis da parte di molti governanti, sono stati gli USA a dare una forte e decisa impronta proibizionistica al mondo intero e a rendere la Cannabis illegale, ma come accadde tutto questo?

priobizionismo moderno

Negli Stati Uniti dei primi del 1900, la disoccupazione, il disagio sociale dovuti agli anni della grande depressione, e i pregiudizi e sentimenti di vero e proprio razzismo e xenofobia nei confronti delle molte persone immigrate da tutto il mondo nel paese, dilagavano e si accumularono nella nazione e nei cittadini.

Una nuova tendenza era arrivata dal confine sud del paese, dove le persone immigrate nello stato in fuga dagli eventi della rivoluzione messicana importarono nel paese anche la cultura del consumo ricreativo di Marijuana.

Coltivazione, usi tessili, industriali e medicinali della pianta erano ormai ben noti, ma giornalisti, politici, polizia e la media borghesia non avevano la minima familiarità con l’uso ricreativo della Marijuana come invece accadeva per oppiacei e medicinali dell’epoca.

Le sue caratteristiche naturali come la resistenza, facilità di coltivazione, velocità di crescita e un l’elevato tasso di fibre inoltre iniziavano ad apparire come una minaccia alle industrie concorrenti principalmente del settore tessile e cartaceo che stavano iniziando ad adottare materiali e tecniche più moderne, legate ad idrocarburi e processi industriali.

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Un tipico poster della propaganda anti-cannabis dell'epoca;

Crimini, Omicidi, Violenza, Disagio Sociale, elementi largamente presenti nei ranghi più bassi di una società dall’instabilità economica sempre più accentuata, trovarono un perfetto capro espiatorio nella pianta di Cannabis e nel suo uso a scopo ricreativo che si stava diffondendo a macchia d’olio nel paese.

Un intervento di Harry Jacob Anslinger presentato al senato degli Stati Uniti d’America recitava:

“Circa il 50% dei crimini gravi nel Paese sono commessi da messicani, latinoamericani, filippini, ne*ri e greci, e queste azioni sono inderogabilmente da imputare al consumo di marijuana. Negli USA ci sono nel complesso tra cinquantamila e centomila fumatori di marijuana, per lo più neri, messicani e artisti dello spettacolo.
Il jazz e lo swing sono una conseguenza del consumo di marijuana e le donne bianche che la consumano sono indotte a cercare rapporti sessuali con i ne*ri”

La stampa sensazionalistica del periodo avviò infondate campagne anti-droga di copertura nazionale che avvertivano sui fantomatici disastrosi effetti della cannabis.
Dipendenza, violenza, distruzione della personalità, omicidio, suicidio, erano solo alcune delle assurde accuse rivolte alla cannabis e trovavano posto in molti manifesti e video divulgativi di quegli anni che portarono inevitabilmente ad una intensa ondata di disinformazione.

Una ingiustificata ondata di proibizionismo si abbatté su tutta la nazione e portò nel 1931, ben 29 stati americani a dichiarare la cannabis illegale, mentre fu nel 1937 con il “Marijuana Tax Act” la prima legge di rilevanza nazionale, a penalizzare e tassare fortemente consumo e trasporto di cannabis, rendendone difficoltoso praticamente ogni suo uso non industriale.

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Locandina del film "Feefer Madness" - 1936;

A metà degli anni 30 si succedettero una serie di filmati e documenti volti esclusivamente  a demonizzare il consumatore di cannabis e a instillare paura e pregiudizi errati nella popolazione.

Ne è un esempio “Reefer Madness” film del 1936 in cui un gruppo di normali ragazzi, a seguito del consumo di cannabis, entrano in una assurda spirale discendente di aggressività, dipendenza, omicidio e insanità mentale permanente.

A nulla valsero i rapporti e le ricerche che dimostrarono l’inconsistenza di tali affermazioni,
Il muro del proibizionismo venne definitivamente eretto nel 1942 quando la cannabis venne resa illegale ed eliminata dalla Farmacopea Statunitense e nel 1954 l’OMS la dichiarò priva di valore farmaceutico.

E il resto del mondo?

Fu nei primi anni 60 che il proibizionismo statunitense iniziò a farsi globale.
Nel 1961 un provvedimento ONU, la “Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti” imponeva agli stati membri di eliminare completamente le piantagioni di cannabis entro il 1986, inserendo la cannabis nella “schedule I” riservata a droghe che “danno dipendenza e presentano un grave rischio di abuso”.

Numerosi stati seguirono questa ondata di proibizionismo, spinti dal provvedimento ONU e dall’influenza Statunitense.
E’ il caso del Giappone del secondo dopoguerra che, ormai occupato dagli USA a causa della sconfitta subita, vide la sua secolare tradizione di coltivazione della cannabis estirpata alla radice senza troppe spiegazioni, tanto che ad oggi il paese del sol levante possiede una delle più severe norme giuridiche al mondo in tema.

Anche in Italia, che alla soglia degli anni 40 era la seconda produttrice mondiale di canapa dietro solo alla Russia, l’escalation di proibizionismo colpì duramente.
Numerosi interventi governativi iniziarono a classificare la cannabis come “sostanza velenosa avente azione stupefacente” criminalizzandone consumo e spaccio, ma fu nel 1975 con l’approvazione della legge Cossiga che la canapa di fatto sparì quasi definitivamente dal nostro territorio determinando l’inevitabile crisi del settore.

La rinascita

Il primo paese a rompere il muro di proibizionismo furono i Paesi Bassi.
Qui un rapporto della commissione governativa sugli effetti negativi della lotta alla cannabis, portò nel giro di pochi anni alla legalizzazione dei famosi “Coffee Shop“, locali in cui è possibile consumare legalmente Marijuana.
Seguirono ruota numerose nazioni, come Portogallo e Uruguay e molti altri che, con provvedimenti più o meno significativi iniziarono a legalizzare e depenalizzare la Marijuana.

Nel 2014 quasi sessata anni dopo il provvedimento ONU che aveva demolito il settore, furono ironicamente proprio gli Stati Uniti, proprio il paese da dove il proibizionismo aveva avuto origine ad avviare un intenso processo di legalizzazione.

Colorado e Washington nel 2012, Alaska, Oregon e Columbia nel 2014, California, Massachusetts, Maine e Nevada nel 2016, Vermont, Michigan nel 2018, Illinois nel 2019, Montana, New jersey nel 2020, New York e New Mexico nel 2021.
Tutti questi stati in pochi anni hanno legalizzato il consumo di Marijuana a scopo ricreativo e numerosi altri stati stanno depenalizzando.

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Un frammento di una manifestazione a favore del referendum Cannabis Legale - Italia 2022;

Uno dei casi più significativi è il Canada, che nel 2018 è stato il primo paese del G7 a legalizzare possesso e consumo di Cannabis.

L’ONU a fine 2020 ha finalmente rivisto la classificazione della Cannabis nelle su raccomandazione dell’OMS, eliminandola finalmente dalle “sostanze senza valore terapeutico“.

Il vento sta cambiando, dopo decenni molti stati non parliamo più di “se legalizzare” ma di “quando legalizzare“.
La Germania, che intende seriamente legalizzare il consumo di Cannabis entro il 2024 e creare il primo mercato nazionale europeo della cannabis, potrebbe essere un ottima spinta per abbattere una volta per tutte il muro della disinformazione e dei pregiudizi che per troppo tempo ci ha tenuto in ostaggio.

Con queste parole si conclude la terza e ultima parte della  “storia della Cannabis”Hai letto le altre due? le puoi trovare qui sotto!Come è nata la Cannabis? Origini di una leggenda La Cannabis nel mondo antico

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